martedì 28 novembre 2006

ANDREA NACCIARRITI






Moschea, materiali cartone, dimensioni ambientali, 2006


In una dimensione di orizzontalità, in assenza di articolazione volumetrica il lavoro di Andrea Nacciarriti per Genova si sviluppa con un’occupazione del suolo, una sorta di floorness che si dispiega planimetricamente negli spazi della Loggia. Riflette sulla recente polemica circa la costruzione di una moschea a Genova. La ricostruisce in pianta, con materiali poveri, ordinari, come il cartone da imballaggio, rivolta verso la Mecca, diretta a Oriente. Come un tappeto calpestabile non connesso al pavimento, reiterato e seriale che si dipana in una scansione cadenzata, regolare.

Andrea Nacciarriti esegue strutture complesse, stereometriche, aprioristiche, che manifestano una forte assonanza con certe dislocazioni, sia volumetriche che planari, dell’architettura radicale al limite tra Minimalismo e Funzionalismo, assumendo una sintassi rigorosamente geometrica, fatta di profili metallici e strutture modulari dominate da una pregnante enfasi oggettuale. Se per Dan Graham “tutta l’area Minimal nega i significati connotativi…così come l’International Style, rappresenta solo sé stesso, come linguaggio strumentalmente autorefenziale”, il lavoro di Nacciarriti scruta le forme da un’angolazione che non è solo estetica ma anche sociale, spaziale e che si apre ad una “dimensione pubblica”, nell’attitudine ad intervenire con modalità sempre site-specific. L’esigenza di forme elementari si combina con soluzioni spaziali inedite, che sembrano trovarsi lì da sempre, proprio dove l’artista le ha collocate, instaurando una simbiosi talmente gluant, con l’involucro architettonico, da far pensare a certi passaggi di Buren
.

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